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Sovranità Alimentare: cos’è e significato del Ministero

Sovranità Alimentare: cos’è e significato del Ministero

L’instaurazione del nuovo governo non ha mancato di destare polemiche di vario tipo. Una di queste ha avuto ad oggetto il cambio di nome dell’ex Ministero delle Politiche agricole alimentari e forestali a Ministero dell’Agricoltura, sovranità alimentare e foreste.

Probabilmente ad innescare la polemica è proprio quella parola “sovranità”, così tanto simile alla parola sovranismo, che ha dominato la propaganda politica del centro destra (e della destra anche meno moderata).

Ma cosa significa Sovranità alimentare?

Iniziamo col dire che questa definizione non ha nulla a che vedere con il sovranismo di natura squisitamente politica ma ha un’accezione perlopiù tecnica ed umanitaria, di sostenibilità.

Col termine sovranità alimentare, infatti, si definisce una politica alimentare indirizzata a tutelare le esigenze primarie della popolazione in termini di nutrizione, biodiversità, cura della materia prima, sostenibilità e limitazione degli sprechi.

Insomma, un approccio quanto più dedicato a tutelare gli interessi della popolazione e della sua necessità di approvvigionarsi delle risorse del pianeta in maniera tale da debellare la fame, che purtroppo ancora nel 2022 è un problema serio da affrontare in talune parti del mondo. 

A minacciare questa integrità è il mercato multinazionale dell’industria alimentare.

Le regole del profitto seguono logiche diverse rispetto alla biodiversità e alla tutela delle necessità della popolazione (basti pensare alle speculazioni sul grano avvenute recentemente in seguito allo scoppio della guerra in Ucraina).

Di conseguenza la politica di sovranità alimentare si porrebbe come obiettivo quello di limitare la corsa sfrenata al profitto ai danni di una più equilibrata suddivisione e distribuzione dei prodotti alimentari, con particolare attenzione a quelli agricoli.

Ancora, l’obiettivo da perseguire è quello di tutelare la piccola e media produzione a scapito di quella su larga scala, poiché spesso le logiche folli di speculazione derivano dalla concentrazione delle risorse alimentari e dei relativi mezzi di produzione in mano a pochi grandi colossi del settore dell’industria.

Origini del termine

La definizione e la concezione di sovranità alimentare non è una novità degli ultimi tempi. Non è un’invenzione né del nuovo Presidente del Consiglio Giorgia Meloni, né del Ministro Francesco Lollobrigida. Neanche un’emulazione, come detto da qualcuno, dalla Francia, che pure ha il suo “Ministère de l’Agriculture et de la Souveraineté alimentaire”. 

La prima definizione ha invece più di 26 anni e risale al 1996, quando un associazione internazionale di agricoltori che risponde al nome di Via Campesina coniò il termine, opponendosi alle conseguenze ritenute da loro nefaste dell’imminente globalizzazione e ponendosi in netto contrasto con le politiche dell’ Organizzazione mondiale del commercio (Wto).

Una visione, dunque, più vicina a dei bisogni sociali, piuttosto che meramente lucrativi, dunque assimilabile più ad una visione di sinistra, come precisato anche da Carlo Petrini, fondatore di Slow Food, il quale dichiara, nelle colonne del Corriere della Sera che la sovranità alimentare: “È la stella polare per affrontare la rigenerazione dell’agricoltura nel mondo. È un concetto per cui si battono da anni tanti movimenti, compreso Slow Food”

La formalizzazione definitiva

La formalizzazione definitiva della formula avviene intorno al 2007, con questa dichiarazione di Nyéléni Europe, un importante movimento internazionale, che si pone l’ambizioso obiettivo di costruire strategie comuni per riorganizzare il modo in cui la società si rapporta all’agricoltura in termini di sostenibilità, biodiversità e finalità umanitaria:

La sovranità alimentare è il diritto dei popoli ad alimenti nutritivi e culturalmente adeguati, accessibili, prodotti in forma sostenibile ed ecologica, ed anche il diritto di poter decidere il proprio sistema alimentare e produttivo.

Questo pone coloro che producono, distribuiscono e consumano alimenti nel cuore dei sistemi e delle politiche alimentari e al di sopra delle esigenze dei mercati e delle imprese. Essa difende gli interessi e l’integrazione delle generazioni future.

Ci offre una strategia per resistere e smantellare il commercio neoliberale e il regime alimentare attuale.

Essa offre degli orientamenti affinché i sistemi alimentari, agricoli, pastorali e della pesca siano gestiti dai produttori locali.

La sovranità alimentare dà priorità all’economia e ai mercati locali e nazionali, privilegia l’agricoltura familiare, la pesca e l’allevamento tradizionali, così come la produzione, la distribuzione e il consumo di alimenti basati sulla sostenibilità ambientale, sociale ed economica.

La sovranità alimentare promuove un commercio trasparente che possa garantire un reddito dignitoso per tutti i popoli e il diritto per i consumatori di controllare la propria alimentazione e nutrizione.

Essa garantisce che i diritti di accesso e gestione delle nostre terre, dei nostri territori, della nostra acqua, delle nostre sementi, del nostro bestiame e della biodiversità, siano in mano a chi produce gli alimenti. La sovranità alimentare implica nuove relazioni sociali libere da oppressioni e disuguaglianze fra uomini e donne, popoli, razze, classi sociali e generazioni