
COLTIVARE SENZA TERRENO: IL VERTICAL FARMING
Dalle ultime previsioni emerse dall’ufficio statistico delle Nazioni Unite, la popolazione mondiale potrebbe aumentare a circa 8,5 miliardi nel 2030 e fino a 9,7 miliardi nel 2050.
La produzione alimentare dovrà necessariamente aumentare, tuttavia le terre coltivabili diminuiranno a causa dell’espansione delle città. Il 70% della popolazione vivrà, infatti, in città.
Per far fronte a questi immensi cambiamenti, il vertical framing si dimostra essere un valido aiuto.
Cosa è il vertical framing
Per avere una maggiore produzione agricola abbattendo il consumo di suolo e risorse rinnovabili, bisogna studiare nuove tecniche.
La coltivazione di ortaggi indoor può essere una soluzione per le città, sempre più popolate. La tecnica in questione porta il nome di vertical framing (fattoria verticale).
Il vertical framing comprende tutte quelle tecniche indoor – cioè in un ambiente chiuso e controllato – che consentono la coltivazione di specie vegetali su più livelli, sfruttando, come dal nome, la verticalità.
L’obiettivo di questo sistema è quello di massimizzare il numero di piante a metro cubo, cioè il numero di piante che possono essere coltivate in un volume di un metro cubo. In sintesi: vi è una significativa riduzione dell’estensione delle coltivazioni in quanto le strutture adibite alla produzione sono formate da strati sovrapposti.
Queste coltivazioni sono realizzate all’interno di strutture ad ambiente controllato, in cui parametri come umidità, temperatura e luce sono regolati e monitorati costantemente. Tali elementi sono tutti forniti da fonti artificiali. Ad esempio, la luce è generata da lampade LED che utilizzano energia proveniente da fonti rinnovabili. Un’agricoltura, dunque, interamente sostenibile.
Corrado Massone, commercial leader Agriculture & System Integrator Italia, Israele e Grecia di Signify sostiene che “L’illuminazione led applicata alla coltivazione indoor rappresenta una vera e propria rivoluzione nel settore dell’agricoltura e promette di trasformare l’approccio alla coltivazione di diverse tipologie di ortaggi e verdure, tra cui principalmente insalate, erbe aromatiche, pomodori, peperoni e cetrioli”.
La coltivazione idroponica
Le strutture di vertical farm adottano un tipo di cultura idroponica. Le piante sono coltivate in una soluzione di acqua e minerali, con una riduzione fino al 90% dei consumi idrici rispetto all’agricoltura tradizionale. Si coltiva, cioè, senza l’uso del suolo.
Alcuni dei grandi vantaggi riguardano l’aumento del 20% della produttività, la possibilità di coltivare tutto l’anno e l’inutilizzo di pesticidi e fertilizzanti.
La produzione avverrà dunque 365 giorni all’anno, senza sprechi o scarti nocivi, senza pesticidi, e con elevato apporto nutrizionale. Inoltre, si avranno prodotti completamente nichel free. L’approccio, come si intuisce, è proprio dell’agricoltura biologica.
L’alternativa all’idroponica
Approcci alternativi a tecniche di vertical farming sono:
– l’aeroponica: si tratta di una tecnologia di sviluppo in serra di piante senza l’utilizzo di terra. Le piante sono sostenute artificialmente: la loro alimentazione – che coinvolge prettamente le radici – è garantita da sistemi di nebulizzazione di acqua e fertilizzanti minerali;
– l’acquaponica: si tratta di una coltivazione agricola che utilizza la stessa acqua di allevamento di animali acquatici, in un ambiente a riciclo d’acqua chiuso e continuo.
I tipi di vertical framing
La tecnica di coltivazione verticale può essere di due tipi:
– Sistema orizzontale sovrapposto: la coltivazione, avvenendo su delle piattaforme, prevede uno sviluppo orizzontale. Tale metodo è utilizzato in contesti di orticoltura commerciale;
– Sistema verticale sovrapposto: le piante e gli ortaggi sono coltivati su una superficie verticale. Pertanto, non vi è alcuno sviluppo orizzontale.
Dove avviene la coltivazione
Dovendo far fronte ad un aumento demografico che vive principalmente in città e ad una diminuzione dei terreni coltivabili, le vertical farm sono, in genere, situate nei pressi dei centri urbani, soprattutto nelle città più densamente popolate (le grandi metropoli sono le più interessanti a questo proposito) con un fabbisogno alimentare elevato.
C’è quindi la necessità di ripensare a nuovi modi di vivere la città, creando spazi verdi, orti urbani e pratiche che rispettino l’ambiente e le persone.
Un aspetto interessante di questa pratica sostenibile è la possibilità di recuperare strutture abbandonate ed edifici in disuso.
L’innovazione verde in Italia
Negli ultimi anni l’agricoltura verticale ha conosciuto un forte sviluppo in Italia, proprio grazie alla scarsità di terreni coltivabili.
La struttura di Cavenago, nei pressi di Milano, è la più grande fattoria verticale d’Europa: in oltre 9 mila metri quadrati si produce lattuga ed erbe aromatiche.
Ancora, la vertical farm Sfera di Gavorrano, vicino Grosseto, è una serra idroponica di 13 ettari che garantisce una riduzione del consumo idrico dell’80-90% e una produttività 15 volte superiore alle coltivazioni convenzionali.
Più a sud, in Puglia, i pomodori de Lapietra di Monopoli, completamente nichel free, sono una garanzia di qualità.
I vantaggi della produzione verticale
Questo tipo di agricoltura che va sempre più diffondendosi in tutto il mondo ha innumerevoli vantaggi:
– Risparmio idrico fino al 90-95% rispetto ai metodi tradizionali;
– Inutilizzo del suolo;
– Piante e ortaggi di qualità più elevata;
– Si può coltivare qualsiasi prodotto tutti i giorni per tutto l’anno;
– Agricoltura a chilometro zero;
– Non si usano pesticidi;
– Consente la realizzazione di colture anche in luoghi prima non idonei all’agricoltura;
– Agricoltura sostenibile;
– Riutilizzo di spazi abbandonati;
– Produttività del 20% in più.
Gli svantaggi della produzione verticale
Anche se i vantaggi connessi a tale tecnica sono numerosi, purtroppo esiste anche un grande contro:
– Costo: per aprire una fattoria verticale, i costi sono elevati.
Oltre a questi, anche i costi di mantenimento risultano essere ingenti, a causa dell’uso di energia, vitale per i prodotti da coltivazione verticale.
Bisogna, quindi, capire dove il vertical farming sia utile e dove no. Ad esempio, in regioni remote con un clima rigido oppure per le grandi metropoli urbane, questa tecnica risulterebbe un’arma vincente. Al contrario, in zone in cui l’agricoltura convenzionale è ben sviluppata – con prodotti i cui costi sono accessibili a tutti – tale metodo sarebbe un errore.
Tuttavia, un modo per abbattere i costi c’è: sfruttare fonti di energia rinnovabile. Questo renderebbe le fattorie verticali più ecologiche e competitive.