Ciro Curcio, dove nasce il piennolo
La lavorazione del Pomodorino del Piennolo, quello dop, dalla produzione al confezionamento, è un’arte.
E di questa arte, una delle principali espressioni è quella dell’Azienda Agricola Ciro Curcio che produce e trasforma il prodotto, proponendolo sia fresco che lavorato, in vetro o in latta per gli usi dell’horeca.
“Il pomodoro del piennolo è dop quando si identifica come produzione di una zona particolare, in questo caso del Vesuvio, unica a conferire al frutto un sapore specifico perché viene coltivato in terreni con determinate caratteristiche organolettiche” – spiega Pier Ciro Curcio, amministratore dell’azienda agricola.
Ma come deve essere il sapore del pomodorino per essere certi che sia quello dop? “Deve essere acidulo e intenso, con un retrogusto amarognolo. Non è un ibrido per cui avrà una pelle doppia e molti semi”.
La produzione quindi ha un suo disciplinare ma anche il confezionamento è particolare: “Nella nostra azienda c’è uno dei pochi laboratori autorizzati e certificati e le norme di legge dicono che solo in questi laboratori si può procedere al confezionamento. In pratica, chi produce questo pomodorino poi deve venire da noi per l’allestimento del caratteristico piennolo”.
La creazione del piennolo ha una sua procedura. Embra semplice e d invece necessita di attenzione. “Si prende un filo di canapa dove si adagiano i pomodori a grappolo. E’ un’operazione molto delicata perché deve essere fatta in determinate condizioni ambientali e poi bisogna aver cura di non far staccare il pomodorino dal peduncolo”. Così realizzato, il piennolo s conserva a lungo senza subire alterazioni.
Nell’azienda di San Sebastiano però, il pomodorino vesuviano non è l’unico Re. Attraverso il marchio I Sapori sas, l’azienda agricola conserva e commercializza infatti anche altri prodotti, non necessariamente di sua produzione. “Andiamo da sempre alla ricerca di produzioni di prodotti tipici della nostra regione, quelli di piccole aziende agricole che non sono presenti sul grande mercato della distribuzione ma che propongono prodotti di qualità. Noi ci occupiamo dell’acquisizione di queste produzioni e le lavoriamo prima di fornirle alle gastronomie specializzate, ai ristoranti, ai mercatini come quelli della Coldiretti. Parliamo, per esempio, dei sottoli di Sant’Agata dei Goti, o delle cipolle alla julienne, dei friarielli, dei peperoni e di altre specialità. Senza dimenticare la patata dora, molto apprezzata nella ristorazione per le sue qualità, o delle cipolle di Montoro”.